Cosa rappresenteranno i pezzi della scenografia del tappeto rosso di Venezia 69? Petali? Plettri? Altro? Io voto per plettri! Voi che dite?
Dubbi a parte, il festival inizia finalmente. Per noi il via è stato già ieri con la doppia proiezione stampa di Shark ed Enzo Avitabile Music Life, ma l'apertura ufficiale si è tenuta questa sera con The Relictant Fundamentalist di Mira Nair. Troppo superficiale per il tema trattato.
Molto meglio il documentario di Demme su Avitabile. Decisamente.
Chiusura di giornata con il Pinocchio di d'Alò, interessante per alcuni aspetti, che cercherò di approfondire domani nel corso dell'incontro stampa e nella recensione.
Storie oltre lo schermo. Immagini, illusioni, emozioni, idee dal piccolo e grande schermo. Dalla televisione al cinema, passando per tutte le mie altre (troppe) passioni.
giovedì 30 agosto 2012
domenica 26 agosto 2012
Guardare indietro per andare avanti
Anni fa ho scritto questo. Ne iniziai anche un seguito che ho ripreso ultimamente, ma scriverlo mi sta creando non
poche difficoltà, nonchè varie riflessioni.
Il primo essenziale punto è che non sono più la stessa persona che aveva creato questo universo narrativo (perdonate la definizione pomposa, ma non mi veniva un termine più terra terra). È un dato di fatto e sinceramente sarebbe anche grave se lo fossi a tanti anni di distanza, ma sono giorni che rifletto su vari aspetti: quando ho scritto i primi racconti avevo dentro una rabbia compressa che esplodeva nella mia prosa, uno stile che non posso (non so) ripetere.
E se anche ci riuscissi, sarebbe giusto? Credo di no, credo proprio di no.
Da qui ho però riflettuto su un altro aspetto: dov'è finita quella rabbia? La risposta a questa domanda non mi è piaciuta, perchè ho capito che si è trasformato in qualcosa di diverso: rassegnazione.
Ma se la rabbia era esplosiva ed attiva, la rassegnazione è placida e passiva. E si scontra con le tante cose che faccio e che vorrei fare.
Altra domanda: dovrei ritrovate la rabbia? Ritrasformare questo malcontento che mi porto dentro in qualcosa di concreto? La risposta è decisamente sì. Ma come? Non è facile come sembra, non a quarantanni. Le delusioni della vita hanno già fatto il loro corso, frantumando le leggere ali da sognatore che mi portavano in giro nei miei mondi fantastici.
Come si risolve?
Il primo essenziale punto è che non sono più la stessa persona che aveva creato questo universo narrativo (perdonate la definizione pomposa, ma non mi veniva un termine più terra terra). È un dato di fatto e sinceramente sarebbe anche grave se lo fossi a tanti anni di distanza, ma sono giorni che rifletto su vari aspetti: quando ho scritto i primi racconti avevo dentro una rabbia compressa che esplodeva nella mia prosa, uno stile che non posso (non so) ripetere.
E se anche ci riuscissi, sarebbe giusto? Credo di no, credo proprio di no.
Da qui ho però riflettuto su un altro aspetto: dov'è finita quella rabbia? La risposta a questa domanda non mi è piaciuta, perchè ho capito che si è trasformato in qualcosa di diverso: rassegnazione.
Ma se la rabbia era esplosiva ed attiva, la rassegnazione è placida e passiva. E si scontra con le tante cose che faccio e che vorrei fare.
Altra domanda: dovrei ritrovate la rabbia? Ritrasformare questo malcontento che mi porto dentro in qualcosa di concreto? La risposta è decisamente sì. Ma come? Non è facile come sembra, non a quarantanni. Le delusioni della vita hanno già fatto il loro corso, frantumando le leggere ali da sognatore che mi portavano in giro nei miei mondi fantastici.
Come si risolve?
martedì 7 agosto 2012
Crepuscolo, una poesia
A quest'ora il cielo ha il colore del nulla
Inerme, intoccabile
Le luci non lo cambiano
Le stelle non lo forano
Gli uccelli sono ombre cinesi
Gli alberi ritagli di buio
Ma i pensieri
Le idee
I sogni
Oh quanti colori vibranti!
Inerme, intoccabile
Le luci non lo cambiano
Le stelle non lo forano
Gli uccelli sono ombre cinesi
Gli alberi ritagli di buio
Ma i pensieri
Le idee
I sogni
Oh quanti colori vibranti!
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