venerdì 25 maggio 2012

Il brutto e il cattivo


"Juan and his urban family live in the mexican countryside, where they enjoy and suffer a world apart. And nobody knows if these two worldls are complementary or if they strive to eliminate one another." Tanto leggo sul pressbook di Post Tenebras Lux, visto ieri sera al festival di Cannes. Ma di tutto questo l'unica cosa che si evince dal film è che siamo in campagna, perchè ci sono le mucche, perchè le mucche non mentono (fanno muuu, ma è un muuu sincero). Il resto lo dovremmo intuire da una sequenza di scene slegate tra loro, lente, e visivamente fastidiose per un inspiegabile effetto prisma al lati del quadro (già ridotto di dimensioni per la scelta del 4:3).
E' il brutto dell'altra sera, a cui è seguito il cattivo: il caffè offerto dal festival, a cui mi ero rivolto bisognoso di una carica di caffeina per riprendermi dal torpore.
Il caffè. Gentilmente offerto, ma spesso mal preparato. Eppure sono cialde, non dovrebbe essere facile sbagliare: si mette la cialda, si preme il tasto e via. Eppure...
L'importanza della manodopera è dimostrata da due fattori: 1) se lo preparo da solo alla macchinetta a disposizione, viene meglio; 2) non tutte le ragazze lo preparano ugualmente imbevibile. Tutte, però, mediamente scadenti. Da qui il soprannome di "Concette", citando Eduardo e Natale in casa Cupiello ("Concè, ti sei immortalata, ì che bell schifezza 'e cafè che hai fatto").
Non è colpa loro, è questione culturale: per loro il caffè è un'altra cosa.
Quella di ieri sera è stata una delle peggiori performance al caffè dell'intero festival, forse per adattarsi al film?

mercoledì 23 maggio 2012

Anomalia


Siamo un'anomalia. Io, voi, tutti gli esseri umani. Troppi sei nostri comportamenti vanno al di là delle normali leggi naturali e, tra le tante nostre follie, quella di essere l'unica razza che produce rifiuti non assimilabili nell'ambiente. Perchè, diciamocelo, questo mondo non era di plastica prima del nostro arrivo.
L'eta della plastica potrebbe essere l'ultima di questo pianeta? Forse no, semplicemente l'ultima dell'essere umano come noi lo conosciamo e confido nella capacità della natura di dimenticarci in fretta e passare alla prossima specie intelligente, magari i delfini.

Perchè queste riflessioni oggi? Perchè a Cannes ho visto due documentari diversi tra loro ma ugualmente interessanti: Polluting Paradise e Trashed, di cui vi propongo le mie recensioni.

Recensione Polluting Paradise
Recensione Trashed

E vi lascio con un'immagine potente, per riflettere insieme su quello che stiamo facendo.
 

martedì 22 maggio 2012

La vita a Cannes

Come si vive durante un festival come Cannes? Come e dove si trascorrono le giornate? Quali sono i ritmi ed i tempi? Domande le cui risposte hanno il sapore del dramma, perchè per quanto affascinante ed entusiasmante, coprire hn festival internazionale non è una passeggiata rilassante.
A Cannes si inizia la mattina presto con la proiezione delle 8:30. Solitamente è un film in concorso, quindi importante da seguire. L'orario è ostico, ma si va nel Gran Teatro Lumiere e, salvo casi limite, si entra facilmente e presto. L'attesa in sala è lunga, ma rilassante: jazz in sottofondo, voci ovattate, tanto da riuscire a recuperare una recensione con tranquillità.
Da qui in poi tante variabili a seconda di cosa va seguito: si può correrr a prendere posto nella sala wi-fi (wi-fi cafè) per scrivere con accesso a internet, o andare con relativa calma alla salle Debussy per un film di Un Certain Regard, e poi un altro e un altro ancora. Tutto relativamente tranquillo, perchè la stampa entra tutta in un'unica fila, senza priorità. Non è così se si deve andare nelle due sale più piccole, la Bazin e la Bunuel, dove i posti sono pochi e spesso i soli accrediti bianchi e rosa bastano a riempirle. Che si fa quindi? Un'ora e passa di fila senza nemmeno la certezza di entrare (per inciso, sto scrivendo queste righe proprio in fila alla Bunuel per vedere Ai to makoto di Miike).
In tutto questo gioco di incastri, non va dimenticata la sopravvivenza: bisogna ritagliarsi un po' di tempo per mangiare ed ogni occasione è buona per predere un po' d'acqua dai boccioni sparsi per il Palais o un provvidenziale caffè agli stand Nespresso.
L'ultimo scoglio della giornata può essere il film in concorso delle 19:30. Salle Debussy, tanta fila, che negli ultimi giorni è stata fatta anchle sotto la pioggia.
Ciò fatto si lavora. È vero che buona parte delle recensioni si scrivono nel corso della giornata, ma qualcosa da fare in serata c'è sempre. Nel mio caso, quest'anno, montaggio dei video diari che stiamo realizzando e loro conversione per la pubblicazione.
E poi basta, si dorme una manciata di ore e si ricomincia. È il cerchi della vita cinefila.

domenica 20 maggio 2012

Brindo alla Coppa Italia

No, non l'abbiamo vinta, forse non la vinceremo, ma esserci arrivati è già un traguardo e brindo nella sera di Cannes, mentre fuori piove con insistenza.

Forza ragazzi!

sabato 19 maggio 2012

Cannes 2012

Sono a Cannes. Sarebbe bello dire che dalla mia finestra si vede il mare, ma invece dà sulla stazione. Non siamo distanti dal mare e dal Palais des Festival, ma non si vedono. L'atmosfera però si sente, basta scendere per strada e fare qualche manciata di metri.
Primi giorni più che interessanti, dall'adorabile apertura di Moonrise Kingdom alla desolante tristezza di Paradise: Love, al divertimento disimpegnato di Madagascar 3.

Ma ieri riflettori puntati sull'unico Italiano in gara: Reality di Garrone. Più ci penso, più apprezzo il film: Garrone sa girare (stupende le sequenze iniziali e finali) e lo accompagna un cast efficace. Ma è soprattutto un film che sorprende e colpisce.

Quello che scrivo sarà nello Speciale Cannes 2012 di Movieplayer.it

Rince Cochon

Alla ricerca di birra in un supermercato di Cannes, ho trovato questa che vedete in foto e ne ho approfittato perchè mancava alla mia "collezione". In particolare mi ha attirato la grafica col maialino :)

E' una bionda (d'altra parte la scritta sull'etichetta dice "Bière blonde des Flandres") dal colore un po' torbido e molto poco corposa. Non un gran birra, ma per completezza si assaggia tutto!

sabato 12 maggio 2012

Venerdì sera di addii

Un venerdì sera d'addio quello di ieri. Si salutava un amico che va via dall'Italia, l'ennesimo Italiano che preferisce andare altrove. Sono felice per lui ed è stato giusto celebrarlo con il piatto che lui prende abitualmente in uno dei pub che frequentiamo, il Penny Black. Il piatto è quello in foto, il Viennese, non propriamente adatto alle temperature estive di questi giorni, ma sempre ottimo. Ad accompagnarlo un Kwak, birra più che discreta di cui adoro il calice, anch'esso in foto. Come si nota, è una rossa, belga, dal sapore che definirei vellutato. Sì, confermo, più che discreta.

Il tutto dopo un pomeriggio in giro, tra lavoro ed agility: il mio ritorno all'Agility Club Campania per la prima vera lezione di Becky che ha conosciuto la sua prima zona di contatto, la passerella. Per ora sembra che le piaccia e dopo l'inevitabile diffidenza iniziale mi è sembrata molto felice di questo nuovo gioco. 

mercoledì 9 maggio 2012

Internet e la grande vetrina globale


Il titolo è una grande banalità, ma mi serviva come punto di partenza per una riflessione. Osservo ogni giorno la gente che "vive" online, su Facebook, Twitter, youtube e così via. I cosiddetti social network, che dovrebbero metterci in contatto, creare una rete per permettere alle persone di scambiare opinioni o condividere emozioni e idee, ma spesso vengono usati come vetrina per mettersi in mostra. E' colpa dei social network? No, ovvviamente. Sono strumenti e come tutti gli strumenti non hanno colpe per l'uso che se ne fa.
Aggiornamenti di stato che ci sembrano arguti, foto in pose "cool", sentenze, sfottò. In un equivalente telematico dello Speaker's Corner: si sale sul piedistallo e si blatera, ma non si parla a nessuno in particolare.
E quello che dovrebbe unirci ci isola. E ci stressa.

Un fenomeno che trovo ancora più evidente in quelli che con queste urla nel vuoto vorrebbero cambiare il mondo. Fare controinformazione per gettar luce su verità che solo loro sembrano conoscere, renderci edotti e migliori. Per poi incazzarsi quando non ottengono il feedback sperato, quando vengono ignorati a differenza dei post più frivoli e stupidi, perchè, diciamocelo, la maggior parte di quelli che perdono tempo su Facebook e simili lo fa proprio per fuggire dai problemi quotidiani e non per trovarne altri.

Comunque sia, ognuno è libero di vivere come vuole, per carità, e non voglio criticare nessuno. Purchè non si critichi me, direttamente, indirettamente, tra le righe o in qualunque altro modo possibile. E tanti di questi post accusano tutti, quindi me compreso, di menefreghismo (nel migliore dei casi) o di ignoranza e stupidità (in quelli più agguerriti).
E, scusate, ma non mi sta bene.

Il senso di questo post? Nessuno. Per una volta mi è venuta voglia di salire su uno di questi piedistalli virtuali e sfogarmi.

martedì 8 maggio 2012

Hunger Games. Eh sì, l'ho visto

Sabato siamo stati al cinema a vedere Hunger Games. E non mi è dispiaciuto.
Per esserne sicuro dovrei rivederlo in originale, cosa impossibile nelle nostre sale, ma ho trovato Jennifer Lawrence veramente brava.
Ma a parte la Lawrence, anche molte scelte di Gary Ross sono più che discrete, in particolare l'aver snellito molto alcuni aspetti del romanzo, che sto leggendo in questi giorni, sia per capire come sia stato affrontato l'adattamento che per la curiosità di andare avanti e leggere anche i successivi per vedere in che modo prosegue la storia. E' vero che i romanzi hanno, inevitabilmente, maggiore profondità nel descrivere il mondo in cui è ambientata la storia, ma è altrettanto vero che l'aver asciugato e reso più ambigua la storia d'amore e l'immancabile triangolo sentimentale non ha fatto altro che giovare al film.
Dal punto di vista stilistico, n particolare, ho apprezzato la regia nervosa, che si discosta dalla ricercatezza di altre produzioni che si rivolgono al medesimo target.

Bloemenbier


La prima volta che ho visto la Bloemenbier, ho pensato che i disegnini sulla carta che la avvolge fossero delle impronte di pinguino. Ed amando i pinguini me ne innamorai subito. In realtà sono tulipani, ed ha molto più senso perchè il nome di questa birra deriva dalle coltivazioni di fiori della cittadina di Lochristi, nota in tutto il Belgio per questo aspetto. Eh sì, perchè è un'altra birra belga, come saranno tante che ricorreranno in questo blog.
E' molto particolare, non molto amara, anzi potremmo dire quasi dolciastra, che può renderla adatta anche a chi non ama particolarmente le birre, nonostante la gradazione non bassissima (7%). E' una birra piacevole, dal gusto erbaceo e floreale, dal colore chiaro e torbido, ma di cui non immagino di poter bere più di una bottiglia per volta. Questa sera l'ho gustata guardando la TV (sullo sfondo vedete The Big Bang Theory), ma leggo online che si accompagna bene a stuzzichini o comunque a piatti leggeri, anche a base di pesce o carne bianca o formaggi poco stagionati... e secondo me anche con alcun dolci.
Abbinamenti che cercherò di provare alla prossima occasione!

giovedì 3 maggio 2012

Pannepot



Ho provato la prima volta la Pannepot in quel Paradiso Terrestre che è Cucchiarè a Mariglianella, ma ho avuto anche la fortuna di ritrovarla da Gradi Plato, mio nuovo punto di riferimento birrofilo.

E' un prodotto del birrificio Struise e cercando su web leggo che è un omaggio ai pescherecci che si potevano vedere lungo la costa del villaggio De Panne al confine con la Francia. A quelli ed alla birra scura che dei pescatori locali. Un gran bell'omaggio!
E' una birra spettacolare, emozonante. Scura, come detto, con toni rosso rubino, dal sapore molto ricco e liquoroso e dal profumo intenso. Non filtrata, non pastorizzata. Ma molto alcolica: si parla di 10 gradi, ma il sapore lo maschera bene lasciando un retrogusto di liquirizia e un pizzico di caffè.
E' una birra speciale, che ogni amante della bevanda dovrebbe provare almeno una volta.

Vi lascio il link di ratebeer in cui il 100 di giudizio evidenzia il valore.